Il 27enne toscano, che nel 2018 aveva sfidato Sinner, era tornato a fare il maestro di tennis nella sua Certaldo. Ora, dopo due anni di assenza dal circuito, si vuole concedere un’ultima chance per provare a sfondare nel tennis professionistico. Intanto al Cairo ottiene la sua prima finale in carriera.
Erano due anni che il giocatore toscano non disputava tornei ATP, e precisamente da quel cinque settembre 2019 quando al Future di Tabarka perse in tre combattutissimi set col brasiliano Mateus Alves (oggi n.585 ATP). Poi un lungo periodo lontano dai riflettori, facendo il maestro di tennis in quel di Certaldo, fino a che l’estate scorsa ha pensato di giocare qualche Open in giro per la penisola e ha riscoperto il gusto della vittoria. Allora il suo entourage ha cominciato a spingerlo perché tentasse il rientro nel circuito. Così la scorsa settimana Gianluca si è ritrovato al Cairo a giocare un Future da 15.000 dollari. E, partendo dalle qualificazioni (ricordiamo che nei Futures sono durissime con ben tre turni da superare), è arrivato dritto in finale, dove ha perso 7-6(4) 6-2 dal giovane e molto promettente britannico Felix Gill (n.674 ATP). Lo abbiamo allora raggiunto telefonicamente in Egitto per farci raccontare tutto dalla sua viva voce.
Buongiorno Gianluca, ti è mancato poco per coronare la settimana perfetta.
Un risultato in realtà un po’ inaspettato, ma devo dire che ho giocato davvero bene. Purtroppo sono arrivato alla finale molto stanco ed ero poco lucido nelle scelte tattiche. Il primo set potevo anche vincerlo, ma sarebbe cambiato poco perché poi sono crollato fisicamente, proprio mentre lui saliva di livello.
Riannodiamo i fili partendo dalle tue ultime partite ATP che risalgono al 2019. E precisamente a quell’incontro quasi vinto al Future di Tabarka contro Mateus Alves.
Un ragazzo veramente forte che allora era n.24 al mondo tra gli junior e che in quel torneo fece semifinale (battuto poi da Benjamin Lock, ndr). Io comunque arrivai, nel secondo set, a due punti dalla vittoria.
In quello che sembrava dovesse essere il tuo ultimo match ATP.
Considera che io ho iniziato a giocare a livello internazionale piuttosto tardi e che ho sempre avuto poco tempo a disposizione perché dovevo lavorare. Quindi non ho mai disputato una stagione in cui sia riuscito a dedicarmi esclusivamente ai tornei. Il mio periodo agonistico iniziava sempre quando al Circolo finivano i corsi di tennis, cioè a maggio/giugno. Poi negli ultimi due anni pensavo davvero di avere chiuso con trasferte, aerei e punti ATP.
Cosa ti ha fatto cambiare idea? Forse un’estate 2021 con tante vittorie negli Open?
Quest’anno, per motivi misteriosi (ride, ndr), ho giocato davvero bene, pur allenandomi sempre poco in confronto ai miei avversari. Per farla breve, ho vinto a Siena e a Serra Riccò, e perso in finale a Desenzano (sconfitto da Marco Speronello) e a Salò (dove si prende la rivincita contro Speronello ma perde in finale con Luciano Darderi, ndr). E visto che l’appetito vien mangiando…
Direi che ti sei fatto portare il menu.
Più che altro sono stati i miei amici che hanno molto insistito perché mi concedessi un’ultima chance.
Dunque la trasferta in Egitto nasce così?
Sì, le persone che mi vogliono bene mi hanno convinto che valeva la pena di tentare una "last dance" tanto per citare Michael Jordan. Cioè di provare un’ultima volta ad entrare nel mondo professionistico.
A parte i corsi di tennis e i tornei, giochi anche il campionato a squadre?
Certo, fino al 2019 facevo la serie C col Pontedera, il Circolo dove tuttora mi alleno con coach Leonardo Azzaro che mi segue ormai da sei anni. Dopo sono stato un paio d’anni a Orvieto in B1. E l’anno prossimo giocherò a Macerata in B2.
Con i punti ATP che hai preso in questo torneo al Cairo come ti posizioni in classifica?
Dovrei essere attorno al n.1200 ATP. Però, considerando che fino al n.800 i giocatori sono divisi veramente da una manciata di punti, perché non essere ottimista? Soprattutto con l’aumento dei punti a disposizione che dovrebbe entrare in vigore a inizio gennaio.
Ci tocca affrontare il solito tasto dolente quando si parla di Futures, cioè quello economico.
Tra questa finale, il doppio e magari qualche altro turno nel prossimo torneo… potrei addirittura chiudere in pari (ride, ndr).
Confermi quindi che si guadagna molto di più con gli Open?
Senza dubbio, un classificato 2.1 o 2.2 in genere agli Open viene ospitato e i premi non sono male. Però non si possono guadagnare punti, e allora va bene anche l’Egitto.
Dove siete alloggiati?
In un resort perso nel nulla, che dista circa un km dal Circolo. Una distanza che ogni giorno percorriamo a piedi, assieme agli altri giocatori, tipo carovana nel deserto (ride, ndr).
Nel circuito chi sono i tuoi migliori amici?
Ti risponderei Gregorio Lulli, anche lui toscano, con cui ci si allena spesso assieme. Ma al momento non sta facendo tornei per cui in questi giorni passo molto tempo con Giuseppe Tresca e Simone Roncalli. Anche se devo dire che con i ragazzi italiani si è creato veramente un bel rapporto ed io, essendo uno dei più vecchi, ormai li conosco tutti.
Quando non giochi, non ti alleni e non insegni cosa ti piace fare?
Mi piace molto un videogioco di strategia che è davvero appassionante. Poi prima della pandemia mi piaceva giocare a biliardo, cosa che adesso è piuttosto complicata.
Snooker?
No no, in Italia lo snooker non è tanto popolare. Però effettivamente è uno sport bellissimo e quando gioca Ronnie O’Sullivan (in Gran Bretagna è popolarissimo, ndr) cerco di non perdere una partita.
Anche quello è un gioco di strategia, che forse ricorda un po’ gli scacchi.
Vero, infatti mi piacciono molto anche gli scacchi, peccato che non trovi mai avversari. Con il mio miglior amico, che non è un tennista (ride, ndr), ci siamo anche iscritti a un corso.
Tornando al tennis, tu nel 2018 giocasti a Santa Cristina contro Sinner, che ricordo ne hai?
Che di punti ne feci proprio pochi (6-1 6-2 puntualizza ridendo), anche se era un periodo che stavo giocando proprio bene. Pensa che rientravo da un infortunio e a fine luglio al Future di Pontedera avevo perso in tre set molto tirati con l’argentino Camilo Ugo Carabelli (oggi n.211 ATP) che era reduce da tre tornei vinti consecutivamente.
Poi il Future di Santa Cristina, tre giorni prima del 17esimo compleanno di Jannik, che festeggiò a modo suo.
Sì, a mie spese (ride, ndr). Sarà che eravamo in altura ma ricordo che la sua palla viaggiava a velocità proibitive. Tirava fortissimo, anche se, fortunatamente per me, era piuttosto falloso. In quel momento non si capiva bene che tipo di carriera avrebbe fatto, tanto che subito dopo andò a giocare dei Futures in Tunisia con risultati piuttosto deludenti. Dopo soli sei mesi avrebbe vinto al Challenger di Bergamo e il resto è storia.
Segui qualche altro sport?
Mi piace molto il basket, anzi diciamo che mi piace molto Lebron James. Mentre alla mia ragazza piace Stephen Curry per cui qualche volta bisticciamo (ride, ndr).
Grazie Gianluca, in bocca al lupo per la tua seconda carriera e, quasi quasi, ci auguriamo che i tuoi allievi debbano cercarsi un altro maestro.
Vedremo, intanto grazie a te e a tutti i lettori di Controbalzo Blog.
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