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Immagine del redattoreRiccardo Eger

Quello spilungone che battè Federer a Wimbledon

Siamo nel 2013, è il secondo turno di Wimbledon, Federer è campione in carica e nel turno precedente ha annichilito il rumeno Hanescu. Tutto lascia presagire che quella che sta per andare in scena sarà un’altra mattanza tennistica, una mera formalità. Tutto, a dire il vero, tranne lo sguardo del suo avversario, Sergiy Stakhovsky, 116 del mondo. Non ha la solita attitudine di chi si trova lì a svolgere il ruolo antagonista, cercando di vendere cara la pelle, certo, accontentandosi però di poter raccontare ai nipoti di aver giocato con Federer sul centrale del torneo più importante di tutti. L’ucraino ha un piglio diverso, lo si vede sin dai primi scambi.



Sa che le sue possibilità di vincere il punto diminuiscono drasticamente quando gli scambi si allungano, perché nessuno tocca la palla come Roger su quel prato. Non ci sono motivi ragionevoli per pensare che lo svizzero possa perdere quella partita; e infatti quella che Stakhovsky andrà a vincere, quella che il centrale di Wimbledon guarda impietrito, forse interdetto, sarà una non-partita. Un incontro che si svincola completamente dagli schemi tradizionali, con il forcing ossessivo dell’ucraino, il serve and volley e la totale assenza di ritmo, la quale riesce a disorientare persino il grande maestro del tennis su erba. Stakhovsky scenderà a rete 135 volte.



L’esito dell’incontro è appeso a un filo. Dopo un tiebreak per uno, l’equilibrio sembra incrinarsi alla fine del terzo set. L’impensabile incomincia a prendere forma. All’inizio gli applausi erano entusiasti, un po’ come quando durante una corrida il toro si dimostra spettacolare e difficile da domare. Nessuno poteva immaginare che sua maestà Roger Federer potesse essere incornato di lì a poco. Il pubblico incomincia a mormorare, per poi ritirarsi un silenzio ossequioso quando dopo tre ore di battaglia è il funambolo ucraino ad alzare le braccia al cielo e cadere a terra stremato. 6-7(5) 7-6(5) 7-5 7-6(5).


Sergiy Stakhovsky ha annunciato su Instagram il suo ritiro dal tennis professionistico. Vanta un best ranking al numero 31 ATP in singolare e al numero 33 ATP in doppio, con otto trofei in bacheca, quattro per ogni specialità. Attualmente è il numero 220 delle classifiche, e negli ultimi anni ha giocato più che discretamente a livello Challenger. Una rispettabile carriera impreziosita da quella gemma inaspettata che verrà ricordata come una delle più belle vittorie di un underdog nella storia del tennis. Rimane ad oggi il giocatore con il ranking più basso ad aver battuto Federer a livello Slam dopo Mario Ancic, ma bisogna tornare al 2002. Ora Sergiy potrà dedicarsi alla sua famiglia, ai suoi tre pargoli. Possiede inoltre un avviato business nell’ambito della produzione vinicola; nato nel 2015, ha riscosso un discreto successo in Ucraina, e non solo. I numerosi messaggi di affetto ricevuti dai colleghi completano il ritratto di un atleta da non dimenticare, non solo sportivamente.



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