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Immagine del redattoreMassimo Gaiba

Marco Brugnerotto continua a scalare la classifica e, con gli auguri di Berrettini, esplora il mondo

Il 25enne varesino ci parla del suo incredibile finale di stagione e di come, ancor prima che tennisti, siamo tutti essere umani.


Marco Brugnerotto è appena tornato da una lunga trasferta in Spagna e centroamerica in cui ha ottenuto i migliori risultati della sua carriera: tre finali (Torello, Guatemala e Santo Domingo), stabilendo il proprio best ranking alla posizione n.711 ATP. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Biandronno, dove assieme al padre Massimo, gestisce il locale circolo tennis. Passato il Natale in famiglia, sta ricaricando le pile per nuove avventure.



Buongiorno Marco, raccontaci di quest’ultimo scorcio di stagione in cui hai ottenuto risultati clamorosi e forse inaspettati.


E’ vero, forse sto finalmente raccogliendo i frutti di un lavoro che viene da lontano, nonostante i tanti infortuni degli ultimi tempi. Anche quest’anno in ottobre avevo già i biglietti per andare in Messico ma mi sono fatto male al tendine d’Achille e quindi mi sono dovuto fermare un altro mese e mezzo.


Se i risultati sono questi, beh… potresti brevettare una nuova metodologia di preparazione.


Hai ragione (ride, ndr), in effetti sono stati risultati del tutto inaspettati. Sarà che ho cambiato staff affidandomi al maestro Mattia Livraghi (il coach di Riccardo Bonadio), o che ho ridotto il tempo che ultimamente avevo dedicato alla gestione del circolo Isola Virginia di Biandronno (provincia di Varese), dove però continuo ad allenarmi col maestro Agustin Tarantino quando appunto non sono a Pavia da Livraghi.


All’Isola Virginia collabori con babbo Massimo.


Sì, ho fatto a lungo il Direttore della scuola tennis e il back office in ufficio. E’ un circolo comunale che noi abbiamo in gestione, anche perché i campi furono costruiti proprio da mio padre una ventina di anni fa. Il circolo è piccolino con tre soli campi, di cui uno in terra e due in erba sintetica, che la sera utilizziamo anche per il calcetto. Comunque abbiamo fatto i miracoli, tra bambini e adulti abbiamo più di 150 persone che frequentano, più appunto il calcetto di sera.


Il Circolo gioca anche il campionato a squadre in serie C, tu però giochi altrove.


Ho giocato per tre anni a Trento (serie A1 con Ata Trentino, ndr) e dall’anno scorso sono passato al TC Parabiago con cui abbiamo appena ottenuto la promozione in B1.


Ti stai già preparando alla prossima stagione, vero?


Dopo la lunga trasferta in Guatemala e Santo Domingo mi sono preso tre giorni di pausa e poi ho avviato una mini-preparazione con l’obiettivo, se riesco, di fare le qualificazioni al Challenger di Forlì a inizio gennaio. Qualche possibilità c’è perché molti saranno in Australia.


Dopo le tre finali ti rimane solo da sfatare il tabù della prima vittoria.


Vero, mi piace però ripetere che per perdere le finali bisogna prima arrivarci.



Torniamo ai tuoi mille infortuni.


Fermo completamente nel 2016 e 2020. Poi nel 2015 ho giocato solo sette match, a causa di un’operazione al polso e di una bronco-polmonite. Ma non è finita, perché nello stesso anno mi si bloccò la schiena per colpa di quella che abbiamo scoperto essere una spondolistesi (spostamento in avanti di una vertebra, ndr), che è poi a tutt’oggi la mia patologia più grave. Una cosa che devo tenere ben monitorata. Tutto questo anche perché non avevo mai avuto una continuità di preparazione, cambiando spesso allenatori per ragioni economiche. A inizio anno mi sono guardato in faccia e mi sono chiesto cosa volevo per il mio futuro. O cambiavo registro o mi dedicavo completamente al circolo.


E hai cambiato registro.


Ho pensato che nel tennis avevo ancora qualcosa da dare come atleta. Quindi mi sono affidato a professionisti esterni, e precisamente Livraghi come coach e Giovanni Amarelli che già era stato il mio preparatore storico. Abbiamo iniziato un percorso di cui adesso sto cominciando a raccogliere i frutti.


E da un punto di vista economico, con questa ottima stagione hai raggiunto il pareggio?


Io chiudo sempre in pareggio (ride, ndr). Ogni anno so benissimo quanto posso spendere e oltre quel budget non vado mai. Poi non sarò il miglior tennista del mondo ma per organizzare i viaggi non ho rivali (ride, ndr).


Racconta.


Ad es. prendo sempre il biglietto aereo A/R e così risparmio parecchio. Non lo fa nessuno perché non sai mai quando uscirai dal torneo. Per me non è un problema, Se vengo eliminato prematuramente, avrò alcuni giorni a disposizione per fare il turista. Poi cerco di affittare appartamenti da condividere, l’ultima volta ero con dei colleghi americani (Felix Corwin, n.591 ATP, e Tobias Boyer contro cui ho vinto al secondo turno) e spendevamo 12 euro al giorno. Oppure nel 2019 negli USA riuscì a farmi ospitare da dei soci del circolo… insomma bisogna ingegnarsi.


Raccontaci il Brugnerotto turista. Sulla tua pagina Instagram ti si vede spesso vicino a qualche monumento e non solo mentre colpisci una pallina da tennis.


Mi piace moltissimo scoprire sempre nuove mete e in questo caso il tennis diventa un mezzo. Non dobbiamo mai dimenticare che c’è un mondo oltre il tennis. Esplorare nuovi territori e nuove culture mi affascina, per cui quando vedo nel calendario qualche torneo in località strane non lo escludo mai a priori.


Solo quest’anno sei stato in India, Kazakistan, Guatemala e Santo Domingo, a parte varie località europee.


E l’anno scorso sono stato in Sudafrica, Thailandia e Malesia. E con la mia fidanzata Vanessa alle Maldive e l’anno precedente nelle Filippine.


Nei tornei viaggi da solo?


Sì, purtroppo non posso permettermi un accompagnatore per motivi economici, ed è un vero peccato perchè farebbe davvero la differenza. Ma complici ne trovo quasi sempre, soprattutto Lorenzo Bocchi, Davide Pozzi e Leonardo Catani con cui facciamo spesso gruppo. Quando si avvicina il momento della partenza, ci troviamo e facciamo un po’ a gara a chi trova il programma meno dispendioso, poi si condivide.


Il posto che ti è piaciuto di più?


Da turista le Maldive, dove nuoti con le tartarughe e con gli squali balena. Paesaggio indescrivibile. Come giocatore mi piace molto l’Asia perché le strutture sono ottime e la vita costa pochissimo. Poi l’India mi ha dato l’opportunità di vedere il Taj Mahal, uno dei posti più belli del mondo.



E hai anche modo di giocare sul cemento, la tua superficie preferita.


Esatto, sul cemento sono molto più competitivo.


Dove pensi di dover migliorare nel tuo gioco?


Quest’anno abbiamo fatto un ottimo lavoro sul diritto che è sempre stato un po’ il mio tallone d’Achille. Adesso devo migliorare sul servizio che, salendo di livello, ancora non rende quanto mi servirebbe.


Essere mancino ti dà dei vantaggi?


In teoria sì, ma in realtà mi manca il famoso estro mancino (ride, ndr) perché non sono un mancino naturale. Io sono destro e solo per caso a dieci anni cominciai ad impugnare la racchetta di sinistro.



Quando sei in giro per tornei cosa fai nei momenti off?


Guardo un po’ di serie TV, leggo qualche articolo di tennis e sento la famiglia con videochiamate.


Serie preferita?


Sicuramente Lost e poi Breaking Bad.


Segui qualche altro sport?


Mi piace molto il calcio e, prevengo la tua domanda, sono juventino. Poi seguo volentieri la Formula 1, tifando ovviamente per la Ferrari.


Sai che c’è un tuo omonimo che fu eletto deputato nel 2013 con i 5 Stelle?


Lo so (ride, ndr) pensa che una volta hanno sbagliato a taggarmi e mi sono ritrovato in una foto con un gruppo di parlamentari.


Ne approfitto per chiederti se segui l’attualità politica?


La seguo, mi sono fatto ovviamente una mia idea di vita che però trascende il discorso destra/sinistra. Vivo senza pregiudizi, mi piace conoscere altre culture, rimango umile e concetti come il razzismo mi sono completamente estranei. Ci sono invece colleghi che un po’ se la tirano, altri che invece hanno conservato una loro modestia.


Tipo?


Quando ho compiuto gli anni Matteo Berrettini, che pure era impegnato agli Internazionali di Roma, mi ha fatto avere un videomessaggio di auguri. Ti fa piacere sapere che il numero sette del mondo ha avuto un pensiero per te e ti fa anche capire come probabilmente non sia arrivato così in alto per caso, ma perché ha alle spalle solidi valori.


Il tuo giocatore preferito?


Senza dubbio Federer, ma anche gli altri due (ovviamente Nadal e Djokovic, ndr) non sono mica male. Penso che siamo stati fortunati a vivere nella stessa epoca di questi tre mostri.


Grazie Marco, ti auguro un 2022 pieno di salute, viaggi e di punti ATP.


Grazie a te e a tutti i lettori di Controbalzo.

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