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Immagine del redattoreRiccardo Eger

Le Finals della discordia

Avendo avuto un paio di giorni a disposizione per metabolizzare l’evento, il bilancio complessivo è senz’altro positivo. In contemporanea agli psichedelici giochi di luci offerti dal Pala Alpitour, però, ci sono state almeno quattro storie tese che abbiamo raccolto in questo articolo.


Comunque vada sarà un successo


Penso fosse più o meno questo il mantra federale prima di mettere in moto l’imponente macchina organizzativa di queste ATP Finals; questa la premessa dietro la quale scusare imperfezioni e inefficienze, dal momento che la vittoria politica rappresentata dal poter ospitare un evento di questo calibro in Italia sarebbe stata in ogni caso grande abbastanza per nullificare tutte le critiche. Il problema è che le inefficienze sono gravi mancanze, le imperfezioni sono molte e sono moltissimi gli ambiti su cui poter migliorare da qui al 2025, al netto dell’evoluzione della situazione pandemica.



Comunque sia andata, alla fine, un successo lo sono state effettivamente, queste Finals.

Impagabile il colpo d’occhio del palazzetto gremito di spettatori, la musica roboante e i giochi di luci. Erano mozzafiato i boati che seguivano i punti di Berrettini prima e Sinner poi, con annessi spalti tremanti dalle migliaia di piedi che sbattevano con veemenza creando un impressionante fragore metallico. Lo spettacolo offerto dai primi otto giocatori del mondo ha fatto decisamente passare in secondo piano alcune “disattenzioni” che mi hanno provocato un riso amaro. Lo speaker che continuava imperterrito ad annunciare l’ingresso in campo dei «giudici di sedia», senza nessuno che al mercoledì fosse riuscito a dirgli che si chiamano «giudici di linea»; non mi dilungo a sottolineare, inoltre, alcune stravaganti pronunce delle generalità di alcuni doppisti. Riso amarissimo per i controlli ai tornelli: apprezzabile la metodica ostinazione nel palpare zaini e borse per sgamare ogni bottiglietta e borraccia clandestina; fa riflettere, tuttavia, il fatto che se nella tasca del giubbotto avessi avuto un machete sarei potuto entrare indisturbato.



PUBBLICO PAGANTE vs ORGANIZZAZIONE


Ancora non è chiaro il criterio con cui alcuni biglietti sono stati annullati. Considerando che alcuni di essi erano stati acquistati con diversi mesi di anticipo, sembra plausibile l’eventualità che l’ordine cronologico non sia stato rispettato pedissequamente. L’errore più grande, ad ogni modo, è stato continuare a vendere biglietti a copertura di una capienza del 75% per la quale si sarebbe dovuta ottenere un’ipotetica deroga da parte del CTS. Questa deroga non è mai arrivata e la confusione è stata tantissima. I soldi di treni e alberghi sono ormai andati persi, speriamo che almeno questa volta i rimborsi arrivino nei tempi previsti. Un solo stand enogastronomico si è ritrovato a gestire le richieste di 7.680 persone – meno male che mi ero fatto dei panini – e anche l’area dedicata agli stand era piuttosto ridotta.


POPOLO DEI SOCIAL NETWORK vs BERRETTINI


Dopo il tragico ritiro di Berrettini c’è stata una fumosa sequela di critiche nei suoi confronti, come se la qualificazione l’avesse agguantata per volere divino e fosse un suo dovere cedere il passo in favore di Sinner. Sfortunatamente l’infortunio gli ha precluso completamente la partecipazione – ha già annunciato la sua assenza anche in Davis – ma sarebbe stato un suo diritto, anche se non al 100%, scegliere di provare a dare battaglia. Le manifestazioni di affetto dai suoi colleghi hanno rappresentato, al contrario, una bellissima pagina di sport.


Sinner dedica la vittoria con Hurcacz a Berrettini: "Matteo, sei un idolo"

SINNER vs MEDVEDEV


Il russo non si è distinto per simpatia durante l’ultimo match della fase a gironi. L’incontro, completamente ininfluente per la classifica del gruppo, è stato uno dei più appassionanti del torneo. Dopo il primo frastornante set la partita si è accesa e con essa anche i toni del russo, probabilmente infastidito dall’atmosfera a lui avversa e dal tifo casalingo. Particolarmente smorfioso lo sbadiglio al cambio di campo, ma è stata piuttosto indisponente la sua condotta durante tutta la gara. Tiebreak tesissimo nel terzo set, che si saranno detti alla stretta di mano?



GIUDICI DI LINEA vs HAWK EYE


La presenza dei line umpires ha destato molto stupore, dal momento che oramai siamo abituati alle chiamate elettroniche in tutti i più grandi palcoscenici. L’elemento umano sarà sempre motivo di maggiore spettacolo, ma la sensazione è che a questo punto siano davvero in pochi quelli disponibili – tra gli atleti soprattutto – a barattare il pathos del battito di mani ritmato nell’attesa del falco con la serenità di avere una macchina che ti fornisce istantaneamente dei risultati pressoché certi (il margine di errore è di qualche millimetro).


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