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Immagine del redattoreMassimo Gaiba

Gianmarco Ortenzi, l'ingegnere con la racchetta

Aggiornamento: 1 gen 2022

Il 21enne romano sta per prendere la laurea triennale in Ingegneria Meccanica, cosa talmente rara nel mondo dello sport professionistico da attirare la nostra attenzione. Abbiamo allora pensato di farci raccontare la sua storia proprio mentre sta iniziando la preparazione invernale per regalarsi un indimenticabile 2022.



Buongiorno Gian Marco, ci risulta che tu sia iscritto alla Sapienza e che sia addirittura in regola con gli esami. La cosa ci incuriosisce.


In regola non proprio perché mi mancano quattro esami per completare la triennale, quindi diciamo che ho qualche mese di ritardo. In realtà avrei potuto farcela ma ho deciso di giocare un po’ di più a tennis in quest’ultimo scorcio di stagione. Diciamo che avevo un anno di bonus perché da piccolo ho fatto la cosiddetta "primina".


A cinque anni allora eri già sul pezzo.


Forse intuivo che quel po’ di tempo risparmiato mi sarebbe servito per giocare qualche torneo in più (ride, ndr).


Infatti quest’anno hai fatto 48 partite, tante.


Sì tante, ma considera che nei Futures ci sono tre turni di qualificazione per cui le partite si accumulano velocemente. Poi io sono davvero bravo nelle quali, un po’ meno nel tabellone principale (ride, ndr).


Ingegneria… vuol dire che alle superiori eri bravo in matematica?


Sì, ho fatto lo scientifico al liceo pubblico Avogadro, qui a Roma, e avevo un vero talento per matematica e fisica. Per questo devo ringraziare mio nonno Giovanni Picardi, pure lui ingegnere, che fu il responsabile del progetto Marsis.


Nientemeno…


Sì, era davvero un genio e prese parte, tra gli altri, a questo progetto che organizzò il lancio su Marte del satellite che poi avrebbe scoperto l’acqua. Quando ero piccolo andavo spesso a fare i compiti da lui e ovviamente l’apprendimento della matematica ne trasse molto giovamento.


Mi dicono che a poco più di quattro anni tu marinasti la lezione di nuoto per intrufolarti abusivamente nell’adiacente campo da tennis.


Vero (ride, ndr), non ricordo il motivo per cui lo feci. Sarà stato il destino, chissà. Fatto sta che mamma mi beccò subito perché le prove contro di me erano schiaccianti: il costume asciutto e i vestiti sporchi di terra rossa.


Quindi fu la fine della tua carriera natatoria?


Continuai per un po’ a praticare entrambi ma a tennis mi divertivo molto di più, quindi la scelta fu facile.


Anche adesso penso che, prima o poi, dovrai scegliere.


Il mio piano A è prendere la laurea triennale, poi dare la priorità al tennis e spingere al massimo per capire fin dove posso arrivare. Se il tennis non sarà la mia strada, allora terminerò la magistrale e invece che a Wimbledon andrò su Marte (ride, ndr).


Raccontaci che tipo di giocatore sei.


Negli ultimi mesi sono molto migliorato col diritto che adesso è quasi a livello del rovescio. Ho lavorato parecchio anche sul servizio che è diventato molto più incisivo. Tatticamente mi piace variare il gioco, faccio un uso smodato di palle corte e cerco spesso l’attacco in controtempo.


Ed è per questo motivo, immagino, che il tuo giocatore preferito fosse Federer.


Non dire così, spero tanto che torni e che giochi un altro Wimbledon da protagonista.


Ovviamente lo speriamo tutti. Il giorno della finale di Wimbledon 2019 ero a Budapest e guardai il famoso quinto set sul maxischermo di un pub, con un tifo da stadio per lo svizzero.


Io ero a Gubbio a giocare uno dei miei primi Futures e l’arbitro avrebbe voluto sospendere la partita per vedere quel quinto set. Cosa che ovviamente il supervisor gli impedì di fare (ride, ndr).


Tra l’altro mi risulta che avevi scaricato un’applicazione per vederti i suoi match quando eri all’Università.


Mi hai beccato! (ride, ndr). E’ vero, e pensa alla mia emozione quando su quella stessa app hanno dato in streaming un mio incontro. E’ stata forse la prima volta in cui mi sono sentito un vero giocatore.


Un vero giocatore lo sei ufficialmente diventato nel 2020 quando hai conquistato i tuoi primi punti ATP. Adesso che classifica hai?


Ho cinque punti e sono più o meno attorno al n.1200. In doppio invece un po’ meglio perché ho vinto il torneo al Cairo (in coppia con Emiliano Maggioli, ndr). Ma le cose da gennaio dovrebbero cambiare parecchio perché non solo distribuiranno più punti ma si sbloccheranno definitivamente le classifiche (che erano state congelate in seguito alla pandemia, ndr).



Sei scaramantico?


Molto, anche se con il tempo sto migliorando. Il rito pre-partita più importante è che mi metto sempre il calzino destro prima del sinistro. Poi ci sono scaramanzie minori, ad es. cerco di seguire sempre la stessa routine prima dell’incontro. Dopo la seconda sconfitta però cambio tutto… rimane solo quella del calzino che sopravvive ad ogni avversità.


C’è altro?


Sì, in partita se faccio punto nello scambio successivo cerco di utilizzare la stessa pallina.


Confermi la mia teoria che quando i giocatori al servizio scelgono la pallina è più per scaramanzia che per altre ragioni.


Quando arrivi ad alto livello, col cambio palle dopo sette/nove game, non credo proprio che abbia senso parlare di pressione delle palline. Quindi è evidente che si tratti di scaramanzia. Invece da noi nei Futures, quando alla terza ora di gioco trovi una pallina messa bene la scegli eccome, non ti sembra vero. In quel caso posso anche dimenticare la scaramanzia (ride, ndr).


Finora hai disputato un solo Challenger, vero?


Esatto, all’Aquila nell’agosto 2019 e persi 7-5 6-4 nelle qualificazioni contro Vavassori, giocando veramente bene. Tanto che Andrea mi chiese di rimanere qualche giorno in più per allenarmi con lui… diceva che portavo bene (ride, ndr).


Open?


Quest’anno ne ho giocati pochi. Ho vinto a Ortona e agli assoluti regionali di Roma che è sempre un bellissimo torneo. Tanto per dire c’era sempre Pietrangeli a vedere le partite e anche alla premiazione. Lì ho fatto il triplete: singolo, doppio e doppio misto. Tra l’altro nel misto ero in coppia con mia sorella Benedetta che è una 2002 e gioca davvero bene.



Raccontami delle Universiadi di Napoli nel 2019.


Una delle esperienze più belle che abbia mai fatto. Allestirono un campo sul lungomare solo per la Coppa Davis e appunto per le Universiadi. Persi al secondo turno contro Ivan Gakhov (n.455 ATP) una partita combattutissima che si disputò nella sessione serale, davanti a spalti gremiti. Un’emozione fortissima.


Dove ti alleni?


Da settembre al Play Pisana di Max Giusti e mi segue Dario Vadacca sotto la supervisione di Simone Vagnozzi.


Quando sei in giro per tornei cosa fai nei momenti off?


Se sono sotto esame ovviamente studio. Se no ascolto musica oppure tormento al telefono qualche mio amico. E vedo volentieri serie TV, ad es. ho appena finito "Strappare lungo i bordi" di Zerocalcare. Lui è bravissimo a comunicarti cose molto profonde, giocando a fare il coatto.


A Roma invece la tua giornata tipo come si articola?


Adesso che ho iniziato la preparazione invernale, mattina e pomeriggio sono al circolo. Poi studio per la sessione di gennaio e, se non sono troppo stanco, vedo la mia ragazza o qualche amico.


La tua ragazza non si lamenta dei tuoi tanti impegni?


Cerchiamo di venirci incontro, ma di sicuro Anna è la persona che riesce a far sì che tutte queste cose siano possibili.


Primi tornei del 2022?


Faremo una preparazione lunga per mettere tanta benzina nel motore. Poi inizieremo a giocare ai primi di febbraio e avremo un calendario piuttosto intenso nella prima parte della stagione per sfruttare quel bonus di cui ti parlavo prima (ride, ndr).


Bene Gian Marco, ti ringrazio molto e Controbalzo Blog ti augura Buone Feste, tanti punti ATP e voti alti all’Università.


Grazie a te per l’attenzione e contraccambio gli auguri a tutti i lettori di Controbalzo Blog.

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