L’italo-argentino ha dominato la stagione prima di spiccare il volo nei Challenger. Molto bene anche gli altri italiani.
Parlare di bilanci richiama subito alla mente il ragioniere che, chino sui registri della partita doppia, maledice il resoconto di fine anno. Al contrario noi abbiamo sempre trovato molto divertenti i riassunti della stagione sportiva che si fanno in questo periodo dell’anno. Nel nostro caso la contabilità è semplificata perché si parla solo di tennis, anzi nell’occasione esclusivamente di tennis ITF, la sigla sotto la quale vengono allestiti ogni anno centinaia di tornei Future. Tornei che sono palestra per giovani esordienti, fisioterapia per campioni che rientrano da un infortunio o cimitero degli elefanti per chi non si rassegna alle ginocchia che scricchiolano.
Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate?
Ognuno ha la sua motivazione per cercare di emergere, e non crediate che sia facile. Ogni torneo prevede, per quelli più indietro in classifica, la bellezza di tre turni di qualificazione (e cinque di tabellone) e allora, anche se sei un po’ più forte degli altri, la distrazione che può esserti fatale è sempre in agguato. Anche perché tutti lottano col coltello tra i denti per arrivare a carpire quegli agognati punticini che potrebbero cambiarti la vita. Fortunatamente nel 2022 cambieranno un po’ le regole e questo dovrebbe consentire la riattivazione di quell’ascensore sociale che da un paio d’anni era in manutenzione, vuoi per la pandemia, vuoi per alcune regole semplicemente assurde. Nello specifico, pur rimanendo i soldi sotto il livello di sussistenza, i punti per il vincitore di un 15.000 dollari passeranno da 10 a 15 e per un 25.000 da 20 a 25. Per chi esce agli ottavi rimane purtroppo un misero punticino, per tutti gli altri resta valido l’invito ad accomodarsi alla cassa per saldare il conto dell’hotel e a riprovarci la settimana successiva. Direte che in fin dei conti non sono risultati eclatanti ma non sapete quanto hanno dovuto lottare per questo piccolo risultato i tennisti del Panel ITF (tra cui il nostro Francesco Vilardo) che difendono gli interessi dei loro colleghi.
Il resoconto
Ma torniamo al campo dove, come si diceva, il nostro Franco Agamenone, è stato il vero dominatore della stagione, avendo messo in bacheca ben cinque trofei (Cairo, due volte Monastir, Montauban e Casinalbo), per poi a metà luglio salutare tutti e tentare la carta dei Challenger, con grande successo come testimoniano le due vittorie di Praga e Kiev. Il simpatico tennista italo-argentino ha dimostrato con questa sua tardiva primavera (ha già compiuto 28 anni, ndr) che la svolta può essere dietro l’angolo, anche quando non te l’aspetti, e che il lavoro alla lunga paga sempre. Ora è in Australia a disputare le qualificazioni degli AO, una storia che assomiglia molto a una favola. Mentre hanno invece qualcosa di fantascientifico le sue percentuali in stagione: 80% di vittorie con 81 successi a fronte di sole 23 sconfitte. Se proprio non vogliamo lasciare nulla al caso, dovremmo aggiungere anche le sei vittorie in doppio, sempre nel circuito Future.
Appaiati sul podio di questa speciale classifica, troviamo due giovani molto interessanti come Paul Jubb (n.347 ATP) e Filip Misolic (n.354 ATP), anche loro arrivati a quota cinque titoli ITF, senza però nessuna affermazione in doppio. Misolic, austriaco classe 2001, ha seguito una traiettoria simile a quella del nostro Agamenone, con le cinque vittorie arrivate in un intervallo di tempo piuttosto breve prima di compiere il salto, che immaginiamo definitivo, nel circuito Challenger. Per il 22enne Jubb, sponsorizzato nientedimeno che da Andy Murray, l’esplosione è arrivata invece nei mesi finali della stagione, e anche lui, molto probabilmente, nel 2022 lo rivedremo poco a questi livelli. Chi invece sicuramente non vedremo più è il danese Holger Rune, che dopo la vittoria in gennaio a Bessuire, è passato subito al piano superiore, ottenendo quattro vittorie Challenger (curiosamente tutte in Italia) grazie alle quali ha scalato la classifica fino al n.103 ATP, con la ciliegina sulla torta delle finali Next Gen a Milano. Quattro trofei anche per il dominicano Nick Hardt (n.353 ATP) e tre per il brasiliano Matheus Pucinelli de Almeida (n.287 ATP), entrambi ventenni ed entrambi con un ottimo potenziale da sviluppare.
Per quanto riguarda gli altri azzurri, sono 55 i titoli conquistati (24 in singolare, 31 in doppio), dietro alla sola Francia che comanda questa statistica. Luciano Darderi (n.341 ATP, doppietta a Monastir), Matteo Arnaldi (n.363 ATP, Skopje e Bolzano), Luca Nardi (n.364 ATP, Genova e Madrid), Federico Arnaboldi (n.551 ATP, Bergamo e L’Aquila), Edoardo Lavagno (doppietta a Shymkent) e Francesco Passaro (n.605 ATP, Xativa e Cairo), hanno tutti vinto due titoli in stagione e il prossimo anno sono attesi alla conferma e, se possibile, al salto di qualità. Ma l’asterisco va senza dubbio posto vicino al nome di Flavio Cobolli che ha vinto un solo torneo (in aprile ad Antalya) ma adesso è a Melbourne a giocarsi le qualificazioni del suo primo Slam. La sua seconda parte di stagione è stata caratterizzata da un’accelerazione impressionante che, attraverso due finali Challenger (Roma e Barletta) lo ha portato al n.205 ATP. Il 19enne romano potrebbe un giorno ricordarsi di quel pomeriggio ad Antalya in cui tutto cominciò.
Impossibile poi dimenticare Francesco Maestrelli e Mattia Bellucci che rispettivamente ad Heraklion e Monastir hanno rotto il ghiaccio, mettendo sui binari giusti la loro giovane carriera.
Non è mai troppo tardi
Il 2021 ha certificato anche il riscatto di chi, dopo una lunga gavetta, è riuscito finalmente ad alzare un trofeo. E’ il caso di Alexander Weis (Girona), Simone Roncalli (Cairo) e Alessandro Ragazzi (Cairo). Ricordiamo, per chiudere, l’ultima vittoria in carriera di Fabrizio Ornago che, dopo aver vinto in gennaio al Cairo, ha praticamente appeso la racchetta al chiodo, ancor prima di compiere trent’anni. Farà il fisioterapista, cosa per cui ha studiato a lungo e che era, fin dall’inizio, il suo piano B.
Diventeranno famosi
Salta infine all’occhio l’ottima performance dei tennisti ungheresi (Zsombor Piros, Fabian Marozsan e Mate Valkusz) che hanno totalizzato dieci trofei complessivi. Nel tennis magiaro sembra finalmente pronto il ricambio per un Marton Fucsovics apparso quest’anno in fase calante. Un’ultima notazione per il 16enne cinese Juncheng Shang che ha dedicato gran parte del suo tempo all’attività junior (che infatti lo vede al primo posto delle classifiche mondiali, ndr), e nelle sole cinque partecipazioni ai tornei Futures ha conseguito ben tre vittorie (tutte in USA: Fayetteville, Naples e Vero Beach), polverizzaando ovviamente il proprio best ranking alla posizione n.666 che sarà anche il numero del diavolo, ma siamo convinti che a lui non porterà male.
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