Abbiamo parlato con il 21enne cugino di Andrea che a metà gennaio tornerà in campo dopo l’infortunio.
Il giovane talento azzurro ha giocato uno splendido 2021 in cui, sotto la guida di Diego Nargiso, ha ottenuto i suoi primi successi a livello Future e ha migliorato di molto il proprio best ranking. Poi un fastidioso infortunio l’ha fermato proprio sul più bello, costringendolo a una sosta di oltre quattro mesi.
Buongiorno Federico, come hai passato le Feste?
Niente di particolare, sono rimasto a casa in famiglia. Anche perché potrebbe essere un 2022 in cui viaggerò molto (ride, ndr).
Certo, bisogna far fruttare la tua nuova classifica dopo che nel 2021 sei stato costretto a fermarti sul più bello.
E’ vero, l’infortunio proprio non ci voleva. Un doppio strappo agli addominali. Una volta recuperato dal primo infortunio, ci ho giocato sopra un mesetto e poi ho avuto una ricaduta, non esattamente nello stesso punto, ma sempre agli addominali.
E’ stata comunque una stagione eccezionale: due vittorie Future (L’Aquila e Bergamo), una finale ad Heraklion e tre semifinali. Tutto questo ti è valso il n.541 ATP, dopo che avevi iniziato la stagione da n.900.
E’ vero, è stata una bellissima stagione in cui ho cominciato a raccogliere i frutti del lavoro impostato con Diego Nargiso. C’è giusto un po’ di rammarico perché senza i guai fisici forse avrei potuto fare anche meglio.
Quando inizierà il tuo 2022?
Direi il 17 gennaio, non so ancora dove ma la data dovrebbe essere quella. E ripartirò dal circuito Future perché dopo l’infortunio preferisco andarci cauto. Poi valuteremo la partecipazione a qualche Challenger.
E’ da fine agosto che non giochi, a parte qualche match in serie A con Genova.
Sì, ma in serie A, e a Genova in particolare, l’atmosfera è molto più rilassata e quindi mi sentivo relativamente più tranquillo. Poi c’è un bel gruppo, che comprende non solo mio cugino Andrea ma anche Matteo Arnaldi e Francesco Picco, un ex ragazzo del vivaio. Sto lavorando con loro da un paio d’anni e spero che nel prossimo campionato si possano raccogliere i frutti di quanto abbiamo seminato.
Torniamo al lavoro che stai facendo con Diego Nargiso.
Abbiamo insistito molto sui cambi di direzione e di traiettoria, cercando di usare molto il back. Poi ci siamo allenati parecchio sul gioco a rete perché, visto che a me piace spingere, andare a raccogliere dei punti a rete può diventare una naturale conseguenza. Infine Diego insiste tanto sui colpi d’inizio scambio, cioè servizio e risposta. Sento di essere migliorato molto grazie a questo lavoro.
Infatti tra i match che hai vinto all’Aquila e a Bergamo, ci sono quelli con Luciano Darderi e Matteo Arnaldi, due dei giovani italiani più promettenti. Hai dimostrato che a quel livello ci puoi stare tranquillamente.
Vediamo (ride, ndr). Non si può mai dire, sono comunque state due belle vittorie che mi accompagneranno nella prossima stagione.
Tuo cugino Andrea, in un’intervista che facemmo un anno fa, ha detto di te che forse sei un po’ troppo precisino e che dovresti concederti qualche errore. Ti riconosci in questa descrizione?
Un po’ sì (ride, ndr). Mi piace fare le cose per bene, ma forse a volte un po’ esagero. In alcune partite effettivamente ci vorrebbe un po’ più di spensieratezza. Però il mio essere ‘precisino’ (ride, ndr) mi ha permesso di portare a casa partite che sembravano perse.
Ormai che parliamo di Andrea, dimmi del vostro rapporto.
Più che cugini, si potrebbe dire che siamo quasi fratelli. Viviamo a Cantù uno di fianco all’altro e ci sentiamo quotidianamente. Quando siamo entrambi a casa ci vediamo spessissimo, ci alleniamo assieme, ci scambiamo informazioni e condividiamo tante cose.
A proposito delle tante cose che condividete, ultimamente c’è anche l’allenatore.
E’ vero, io con Diego collaboro dal marzo 2020 e Andrea, quando è finito il rapporto col suo precedente allenatore, ha cominciato a venire qui da noi al TC Grillo di Capiago. Poi, come spesso succede, da cosa nasce cosa, e dal settembre scorso Diego ci allena entrambi.
Poi siete tutti e due tifosi dell’Inter.
E’ una passione di famiglia che viene da lontano, quando da piccoli i nonni ci portavano spesso allo stadio. E’ una cosa che sentiamo molto.
Quando giochi con Andrea prendi ancora paga?
Non è che facciamo tantissima partita, ma la maggior parte delle volte purtroppo sì (ride, ndr). In ogni caso l’unica partita ufficiale è stata la finale dell’Open di Como nel 2020 quando persi 6-4 6-1.
Nel 2016 hai vinto l’Avvenire. Che ricordo ne conservi?
Un ricordo magnifico anche perché ero il giocatore di casa. Infatti fino a due anni fa ero tesserato per l’Ambrosiano e c’era un sacco di gente che tifava per me. Fu una grande soddisfazione, anche perché venivo da un periodo in cui non stavo giocando benissimo.
La tua superfice preferita? Ti ho visto sul cemento di Heraklion e mi hai fatto un’ottima impressione.
In realtà continuo a sentirmi più a mio agio sulla terra, tanto che sul cemento ho giocato solo quei due tornei in Grecia. Ma effettivamente anche Diego insiste tanto, dicendo che ho una chiara predisposizione per quella superfice.
Chi sono i tuoi migliori amici nel circuito?
Devo dire che vado d’accordo più o meno con tutti. Se però devo fare un nome ti dico Gian Marco Ferrari (suo coetaneo, n.945 ATP) che è il mio compagno di allenamenti. Poi quest’anno abbiamo fatto parecchie trasferte assieme.
In partita sei scaramantico?
Non tanto, però ai cambi di campo mi piace appoggiare sempre la racchetta nello stesso punto e nello stesso modo.
Ho letto che il tuo giocatore preferito è Sinner. Corrisponde al vero o vuoi ritrattare?
No no (ride, ndr), Jannik lo seguo sempre molto volentieri, anche se adesso sta cominciando a piacermi molto anche Sascha Zverev, quasi quanto Nadal che è sempre stato il mio preferito.
Quando sei in giro per tornei come passi il tempo nei momenti off?
Faccio tante cose, a cominciare da Netflix che è veramente molto utile perché quando sei lontano ti fa compagnia. Guardo soprattutto serie TV e la mia preferita è senza dubbio ‘La casa di carta’. Poi ascolto musica, anche se non ho dei veri e propri autori preferiti. Ogni settimana la mia playlist cambia parecchio.
Una volta mi hai detto che sei anche un buon lettore.
E’ vero, mi piacciono tantissimo le biografie dei campioni sportivi, soprattutto calciatori.
Il posto più brutto dove hai giocato?
Non è che abbia vissuto esperienze particolarmente terribili. Diciamo che, se posso, evito i tornei in Egitto e Tunisia.
Con l’inglese come te la cavi?
Diciamo che me la cavo (ride, ndr).
Grazie Federico, Controbalzo ti fa tanti auguri per un 2022 ricco di salute e di punti ATP.
Contraccambio di cuore a tutti i lettori di Controbalzo, almeno per quanto riguarda la salute (ride, ndr).
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