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Immagine del redattoreMartin BetFly

BET TO THE FUTURE: 1 - Il valore di una quota

Aggiornamento: 6 mag 2021

“Se i miei calcoli sono esatti, quando Nadal toccherà quota 1,88, ne vedremo delle belle, Marty” DOC Emmett Brown, semi-citazione


Proviamo a capire brevemente insieme in che modo “leggere” correttamente una quota abbinata a un esito sportivo, carpirne il reale valore e iniziare a indossare gli “occhiali da scommettitore” per apprezzarne il suo appeal ai fini delle nostre puntate.


Quante volte vi è capitato di scommettere una partita di tennis (o qualsiasi altro evento sportivo), senza avere una perfetta cognizione sulla quota abbinata alla vostra selezione di puntata?

Posta in questo modo, pare un quesito astruso e complicato. Un esempio pratico, in modalità dialogo, chiarirà meglio questa comune situazione che si verifica spesso tra i “neofiti” del betting.


A: “Cosa punteresti oggi?”

B: “Mi piace la vittoria di Nadal… è netta.” - la partita presa qui in considerazione è la finale di Barcellona, Nadal-Tsitsipas, finita 64 67 75 per il tennista iberico -

A: “Come mai scommetteresti Nadal?”

B: “Mi pare un “regalo” dei quotisti… Rafa è più forte, non può mai perdere una finale del genere.”

A: “Sembri proprio sicuro… mi hai convinto. Lo punto anch’io! Che quota ha?”

B:”Adesso vediamo…1,55!”

A: “Caspita, con 20 euro vinco solo 33 euro (11 profitto), ne vale la pena?

B: “Sì, hai ragione… è poco… andiamo sulla vittoria 2 set a zero! Paga meglio!

A: “Ottima idea!”

B: “20 euro a 2.25 2 a 0 Rafa… e coi soldi della vincita una bella cena non ce la toglie nessuno… offre Nadal!”


Sono almeno 3 gli errori grossolani commessi dai signori A e B nella valutazione di questa scommessa.

Entriamo nel dettaglio degli errori dell’esempio sopracitato.


Valutazione approssimativa della quota


Il signor B vorrebbe puntare la vittoria di Nadal principalmente perché lo reputa più forte del suo avversario e non si pone minimamente il quesito della “bontà” della quotazione. Non viene posto nessun ragionamento sulla probabilità assegnata dal bookmaker alla vittoria del tennista maiorchino. La quota di 1.55 infatti corrisponde a una precisa probabilità di uscita dell’esito, in questo caso del 64,5% (vedi tabella).



Il signor B dovrebbe puntare Nadal solo se, tramite una sua personale analisi sull’incontro (affronteremo meglio nelle prossime settimane questo fondamentale aspetto), ritenesse probabile in maggior misura del 64,5% l’affermazione dello spagnolo. Dalle sue parole, il signor B lascia intendere di non considerare assolutamente questa valutazione e di voler scommettere Nadal a ogni costo/prezzo. Viene da pensare avrebbe puntato indifferentemente anche a quota minore o paradossalmente maggiore. Non c’è nessun ragionamento sul beneficio del “prezzo di mercato” nello schema mentale di B. Per la cronaca a posteriori, la partita è stata molto combattuta, con un equilibrio dei punti vinti in totale (123 per Nadal, 119 per il greco), percentuali molto simili in tante stats, moltissime palle break con Tsitsipas addirittura capace di andare al match-point nel terzo sul servizio di Nadal. A ragion veduta la quotazione corretta era sicuramente più “stretta”, ad esempio 1.80 Nadal vs 2.00 Tsitsipas. Facile a dirsi dopo, penserete, ma quello che mi preme sottolineare è la mancanza di mentalità probabilistica del signor B: nel lungo periodo non conta azzeccare di fortuna la singola bet (in questo caso poi sbagliata per l’intromissione avida del signor A), conta molto di più costruire una solida mentalità profittevole nel lungo periodo.


Considerare clamorosamente errata la valutazione del bookmaker


Le quote fornite dai principali bookmaker vengono create ad hoc, tramite algoritmi, analisi computerizzate di dati statistici, informazioni attinenti al match e perizie correttive dei quotisti. É molto difficile imbattersi in errori clamorosi di quota, bisogna sempre avere rispetto massimo della stima degli addetti ai lavori, spesso di fatto molto realistica. Parole come “regalo” sono deleterie da utilizzare per definire un valore di quota…di regalato nel betting non c’è proprio un bel nulla! Il vantaggio eventuale, una volta effettuata una corretta e attenta analisi, è davvero di pochi punti percentuale rispetto alla stima del bookmaker (che ha il vantaggio di base di avere dalla sua il famoso margine del banco, stimabile in media attorno al 5%). Gli scommettitori più virtuosi ottengono regolarmente un 4-5% massimo di profitto sull’importo puntato: nessuno è mai diventato milionario con le scommesse, ma essere in attivo è decisamente meglio che perdere malamente il proprio denaro! Mai dare per scontato l’esito di una operazione nel betting, per quanto vi possa sembrare “facile”…le variabili di rischio sono molte -spesso già calcolate all’interno del prezzo offerto dal bookmaker- e saperle valutare correttamente (altro passaggio meritevole d’approfondimento, nei prossimi articoli) è indispensabile per fare le scelte corrette e non incappare in errori banali.


Pensare la quota in funzione del guadagno potenziale


Qui veniamo all’errore “maestro” dell’esempio preso in considerazione: il cambio di selezione dell’esito di scommessa per ottenere un surplus di vincita (il 2-0 risultato esatto a 2.25, proposta dal signor A, perdente), avvenuto per non accontentarsi della vincita potenziale data dalla precedente selezione (vittoria semplice di Nadal a 1.55, prima idea del signor B). Queste cose non si fanno MAI! La scommessa va scelta per il suo valore intrinseco, non per quanto ci possa far meramente guadagnare. L’errore qui nasce da una serie di fattori, alcuni già affrontati (non valutazione del valore della quota), ma in primis dalla “malattia” principale che colpisce molti scommettitori: l’avidità sul potenziale cash-back. Non c’è nulla di più sbagliato, mi ripeto perché è un passaggio fondamentale. La prima puntata ipotizzata, seppur “errata” nella fase di perizia, sarebbe risultata vincente, consentendo un profitto a signor A e B. Invece, la voglia di guadagnare maggio denaro del signor A, ha portato un aumento del rischio esponenziale (dal 64,5% di possibilità della vittoria semplice al 44,4% del 2-0), nemmeno considerato dai due better e non avvallato da una lucida volontà di alzare la posta in gioco (non è sbagliato di per sé puntare a quote medio-alte, ma questo deve accadere in seguito a un’ipotesi di valore a nostro vantaggio, non per guadagnare più denaro), generando di fatto una selezione perdente. Questi sbagli sono doppiamente negativi, per il portafoglio e per la psicologia: da un potenziale “green-up”, con la medesima partita scelta si va in “rosso”, aumentando non di poco la frustrazione e il rimpianto (due stati mentali molto deleteri per lo scommettitore). Il rischio è che la prossima scommessa dei due signori dell’esempio sia fortemente condizionata dalla voglia di rivalsa per questo esito scellerato da loro scelto, abbandonando ancor di più l’approccio razionale alla puntata. Sognavano una cena pagata da Nadal e si ritrovano con soldi in meno nelle tasche, vedendo comunque lo spagnolo alzare il trofeo di Madrid. Pessima sensazione da avvertire sulla propria pelle.



Siamo giunti alla fine di questa prima scheda d’approfondimento. Ho utilizzato un esempio stereotipato per far luce su alcune lacune comuni e diffuse nella semplice valutazione di una quota tra gli scommettitori non esperti. Spero vivamente la lettura vi sia risultare utile per gli spunti affrontati! (ci sarebbe da parlarne/scriverne per giorni interi…)


Prossimo appuntamento: 2 - Singole, multiple, sistemi, exchange.

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