Avete presente il film Wimbledon (2004) di Richard Loncraine? È una commedia sentimentale ambientata nel mondo del tennis, confezionata ad hoc per intrecciare sport, amore e destino.
Riformulo: è una pellicola senza troppe pretese, ma perfetta per una serata estiva in cui l'orologio segna le 22 e il termometro 30 gradi, frigo vuoto e voglia di niente, e soprattutto momento in cui il tappeto verde dell' All England Lawn Tennis and Croquet Club ai miei occhi è l'unico elemento attrattivo. Le figurine bianche che ci si muovono sopra, nel film di Loncraine, sono tanto realistiche quanto la catapulta infernale dei gemelli Derrick (Holly& Benji) o le schiacciate al grido “attack” di Mila Azuki (Mila e Shiro due cuori nella pallavolo) o i colpi e le trasformazioni di Ken Shiro e dei Cavallieri dello Zodiaco. (Per i post millennials purtroppo non mi viene in mente nessun tipo di parallelismo.)
Il biondissimo Paul Bettany interpreta Peter Colt, tennista britannico ultratrentenne, che partecipa ai Championships grazie ad una wildcard.
Spoiler: il personaggio del protagonista si ispira liberamente a Goran Ivanisevic e alla sua “impresa” londinese del 2001.
Incominciò tutto così: il croato aveva iniziato quell'anno da numero 132 del mondo, dopo aver giocato soltanto 13 partite (perdendone 6) nel 2000: motivazioni e stato di forma cercasi.
Finì così: la testa matta, classe '71, vinse il torneo battendo in cinque set (9-7 al quinto) Patrick Rafter e avendo la meglio su tennisti top 40 e top 10 come Carlos Moya, Andy Roddick, Greg Rusedski, Marat Safin nei quarti e in semifinale l'idolo di casa Tim Henman. Via la maglietta Sergio Tacchini per l'esultanza e show off di muscoli e tatuaggio.
In quell'edizione “matta e disperatissima” si prese una bella rivincita sulle mancate occasioni del 1992 contro Andre Agassi e del 1994 e 1998 contro Pete Sampras.
Ma se nelle commedie romantiche il motore del mondo è l'amore e quindi lo stato di grazia del protagonista di “Wimbledon” è dovuto al flirt con la giovane tennista made in USA Lizzie Bradbury (Kirsten Dunst), nella realtà Goran Ivanisevic deve aver interpellato tutti i santi in paradiso e tutti i dannati dell'ultimo girone dell'inferno trovando in sé stesso, nei suoi tic nervosi e nella sua spalla malconcia – che nonostante tutto sparava ace a raffica – la forza e la follia per arrivare in fondo e vincere il torneo più prestigioso al mondo (e ultimo trofeo della sua carriera).
NB: quella del 2001 è anche l'edizione in cui Pete Sampras, campione in carica e vincitore del torneo per ben 7 volte, viene battuto negli ottavi di finale da un giovane promettente tal Roger Federer (7-6 5-7 6-4 6-7 7-5): col senno di poi un vero e proprio passaggio di consegne. Possiamo dire che nel 2001 il mondo del tennis è cambiato.
E nel 2021?
Strawberries&Cream.
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