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Immagine del redattoreFrancesca Dietrich

Il mio invito a "Tardi sulla palla" di Gerald Marzorati

Aggiornamento: 3 mag 2021

In parte storia di tennis, in parte memoir, questo libro regala piacere a ogni pagina e si muove con l'energia di un Roger Federer nel suo periodo migliore. - Darcy Frey


“Mio nonno ha lasciato l'Italia 108 anni fa per venire in America, faceva il fruttivendolo. A questa - appena pubblicata traduzione del mio ”Tardi sulla palla” - avrebbe esclamato “Madone” e mi avrebbe pizzicato sulla guancia”.


È con questo tweet dello scorso Marzo che Gerald Marzorati annuncia l'uscita italiana di Tardi sulla Palla per Add Editore.

Dopo una carriera brillante nell'editoria americana, alla vigilia del suo 54esimo compleanno, Marzorati pensa per la prima volta di diventare un tennista, dedicandosi a questa disciplina anima e corpo. Aveva sempre seguito il tennis seducente e meraviglioso solo da spettatore attraverso la televisione e poi dal vivo, senza mai praticarlo. Erano gli anni settanta.

Dal piacere solitario e silenzioso della lettura alla solitudine del tennista in campo: editoria e sport, ma anche e soprattutto testa e corpo. Il libro è un viaggio alla riscoperta di sé, Marzorati lo ammette senza mezzi termini e senza vergogna nonostante la sua età:

“ero in cerca di un nuovo tipo di attenzione, e volevo muovermi, arrivare da qualche parte il più velocemente possibile; su una pallina da tennis, per esempio”.

Non ci sono considerazioni disincantate sulla ricerca della felicità, nessun luogo comune, c'è invece la consapevolezza di poter sempre imparare e mettersi in gioco nonostante l'invecchiamento del corpo “che si vede, si avverte, si percepisce”.

“Desideravo migliorarmi in qualcosa, ero consapevole di questo. Avevo la sensazione che mettermi alla prova potesse essere il modo definitivo per conseguire la libertà, la libertà percepita”.

Si può riscrivere una nuova storia anche in quello che è lo sport “più difficile da padroneggiare”. Si può sempre ripartire, con grande impegno e determinazione, un passo alla volta, attraverso i propri errori, imparando a gestire vittorie e sconfitte: perché ogni passione porta con sé il rischio del fallimento.

Ribalzi di pagine che sono uno scossone alla nostra forza di volontà, un inno alla nostra tenacia. Gerald Marzorati a sessantuno anni partecipa ai campionati nazionali senior di Forest Hills: tanti sono gli aneddoti di tennis e di vita che lo porteranno a raggiungere il suo obiettivo.

Cruciale nel suo percorso di crescita e preparazione atletica è l'incontro con Kirill Azovtsev, il suo istruttore - filosofo che dopo la prima lezione, dall'altra parte della rete, gli confida:

" Per colpire bene una palla, devono andare per il verso giusto molte cose. E poi devi farti trovare pronto, perché non appena la palla ti ritorna, devi rifare tutto da capo".

Il rituale della “preghiera della buonanotte” è l'immagine a mio avviso più rappresentativa del suo percorso: ogni sera per prendere sonno Marzorati immagina di giocare a tennis prendendo parte a una personalissima versione del circuito professionistico.

Il “tour” che lo porta a giocare sui suoi campi preferiti, comincia dal campo n. 3 di Indian Wells all'aria asciutta e fresca del deserto californiano in una perfetta tarda mattinata di marzo, per poi passare alle atmosfere intime del campo n. 2 di Roland Garros in un assolato pomeriggio di fine maggio a Parigi.

Se gli allenamenti pensati ed esercitati nella mente non sono sufficienti a farlo addormentare, l'immaginazione lo portava sul campo n. 2 – 4.000 posti a sedere – di Wimbledon che definisce il palcoscenico perfetto per fruire in modo ravvicinato e partecipato una partita. Nelle poche notti insonni il calendario prosegue sul campo n. 8 del Billie Jean King National Tennis Center di Flushing Meadows con il suo maestro Kirill alla battuta. L'esercizio in risposta per Marzorati è proprio quello con cui si concludono le sue vere lezioni sul campo. L'obiettivo è rimanere concentrato oltre la stanchezza, anche quando le energie sono agli sgoccioli, e velocizzare i tempi di risposta. L'impegno è ossessionante e volto alla conoscenza del proprio corpo per evitare di arrivare “tardi sulla palla”.

Andando oltre la metafora tennistica, chi non ha mai fantasticato sul battagliare con i propri idoli nelle arene più famose del mondo? Chi non ha mai trascorso una notte insonne prima di una interrogazione, un colloquio o una presentazione? Chi non ha mai sfidato i propri limiti per non arrivare “tardi sulla palla” e per raggiungere i suoi obbiettivi e traguardi?


Tardi sulla palla è "una meditazione appassionata sul tennis, l'età e il potere di migliorarsi" - The Wall Street Journal.

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