E' una questione spinosa, difficile da affrontare tanto da noialtri amatori quanto (talvolta) dai professionisti. Il cambiamento in corsa effettuato da Jannik Sinner prima della stagione su erba pone molti interrogativi: esiste una tecnica esecutiva "migliore"? Quali sono le peculiarità del foot-up (in cui i piedi si avvicinano al momento dell'impatto) e del foot-back (in cui, invece, rimangono ancorati al terreno)?
Esiste da sempre una disputa tecnica che non ha mai trovato una risposta: foot-back o foot-up? Nei decenni, attraversando le evoluzioni di questo gioco, questo quesito è rimasto immutato. Molti maestri non lo considerano di primaria importanza nello sviluppo di un giocatore, per alcuni è invece fondamentale e per altri ancora quasi una questione ideologica. I nuovi interpreti del circuito mondiale che prediligono il foot-up sono sempre di più (pensiamo a Berrettini, Rublev, Medvedev, Zverev, Auger-Aliassime, Khachanov, De Minaur...) se li mettiamo a confronto con i pochi atleti che continuano ad avere uno stile di gioco più classicheggiante (Thiem, Tsitsipas, Shapovalov...) preferendo il servizio con tecnica in foot-back. Se in campo femminile si è già da tempo affermato il foot-up come modello di prestazione maggiormente utilizzato, questa fase storica sembra spezzare una lancia a favore di questa tecnica anche tra i maschi, tra i quali vi era stata in passato una divisione piuttosto equilibrata nella scelta del modello da adottare per questo colpo. Sebbene non sia per niente indicativo, anche il microcosmo dei Fab Four è equamente suddiviso: Djokovic e Federer in foot-back, Nadal e Murray in foot-up. Entrambe le tipologie di servizio presentano dei vantaggi e dei punti a sfavore, possono generare una gamma di rotazioni e di velocità molto diverse e influenzano, ovviamente, la propensione dell’atleta a un tennis più aggressivo piuttosto che a uno più conservativo. Andiamo ad analizzare questi due colpi iniziando dalla biomeccanica.
Servizio in foot-back
Uno dei parametri che risultano migliori utilizzando il foot-back (tecnica che prevede l’esecuzione del colpo con una base d’appoggio stabile, senza l’avvicinamento dei piedi) è l’angolo di separazione verticale tra la linea delle anche e quella delle spalle. È il principale motivo per cui si utilizza questa tecnica in fase didattica: è più facile ottenere un buono spazio di accelerazione del braccio-racchetta e il timing risulta più agevole. Il baricentro rimane più basso e c’è un maggiore accumulo di energia elastica, permettendo di sfruttare a pieno la componente orizzontale della spinta.
Servizio in foot-up
Nel foot-up è più complessa l’azione di ribaltamento delle spalle, perché il ritmo esecutivo è diverso ed è più difficile trovare la coordinazione corretta. Questa tecnica, però, impone al giocatore una massiccia torsione del tronco e rende più naturale il piegamento delle gambe. L’angolo di abduzione (quello compreso tra il tronco e il braccio-racchetta) risulta ottimale anche senza avere una forza enorme negli arti superiori, consentendo maggiore verticalità e velocità in uscita, poiché si riesce meglio a «schiacciare» la palla. Inoltre, è più facile porre l’anca aldilà della linea del ginocchio, inarcandosi di più e ottenendo ulteriore energia da rilasciare sulla pallina.
La scelta può dipendere da molti fattori
Volendo riassumere, la tecnica del foot-back è più immediata da apprendere ed è efficace per qualsiasi tipo di atleta. Consente una buona profondità di impatto anche ai giocatori di statura più esigua. Inoltre, il fatto che il Racquet Lowest Point (RLP) sia più basso permette al giocatore di avere più spazio per accelerare ed imprimere le varie rotazioni alla palla. Dall’altra parte, il foot-up consente di sfruttare al massimo la spinta degli arti inferiori e di avere velocità mediamente più elevate. Non è un caso che quattordici dei primi venti giocatori nella classifica generale per numero di ace utilizzino il foot-up. C’è un però: adottare questa tecnica è redditizio, generalmente, per i giocatori con caratteristiche antropometriche ben precise: elevata statura e grande forza negli arti inferiori. In caso contrario si genera un deleterio «effetto caduta» e tutta la spinta degli arti inferiori viene dispersa. Un elemento fondamentale che sta determinando questa transizione è la facilità con cui dopo questo tipo di servizio si riesce a giocare il colpo successivo. Fateci caso: tutti gli attacking player servono con il foot-up. I «giganti» del circuito (Isner, Anderson, Rublev, Opelka...) adottano questa tecnica perché gli consente di effettuare un lancio di palla più avanzato, oltre a essere efficaci con il colpo in uscita dal servizio. Attingendo alla spinta degli arti inferiori e ruotando maggiormente il busto nella fase di preparazione, lo scaricamento sarà più frontale e rapido, lo split step sarà immediato. Inoltre la tecnica esecutiva è più replicabile e offre tutte le angolazioni con una piccola modifica al punto di impatto. Il foot-back, invece, richiede una grande quantità di energia per recuperare la componente verticale di spinta, che è spontanea nel foot-up.
Un processo irreversibile?
Questa fase di transizione iniziò con il nuovo millennio e l’evoluzione dei materiali, quando i grandi giocatori di volo (ricordiamo Edberg, Rafter, Cash...) incominciarono a notare forti vantaggi nell’utilizzo di questa tecnica e abbandonarono gradualmente il modello Sampras (forse il più elegante servizio in foot-back mai esistito). L’esecuzione di questo colpo li proiettava immediatamente verso la rete e li rendeva sempre dominanti all’interno dello scambio.
È il preludio di un processo di modernizzazione del gioco che interesserà tutti i fondamentali, aumentando l’importanza della componente fisica e di conseguenza del servizio. Con l’accorciamento degli scambi si è resa necessaria una reattività ancora maggiore. Lo stesso ragionamento è applicabile in campo femminile, dove c’è ancora meno differenziazione nel gioco. Sebbene le ragazze abbiano mediamente delle stature più esigue, il foot-up è stato scelto univocamente per sfruttare l’elevazione degli arti inferiori e non dover ricorrere alla forza bruta degli arti superiori, che per ovvie ragioni sono generalmente meno sviluppati di quelli degli uomini. Questa tendenza non potrà che accentuarsi con il passare del tempo. Non si tratta solo dei bombardieri, ormai anche i contrattaccanti da fondo (Schwartzman, Carreno Busta...) preferiscono guadagnare qualche secondo e qualche centimetro usando questa tecnica. L’unica categoria di giocatori a prediligere ancora il foot-back (circa il 65% delle preferenze) è quella dei giocatori a tutto campo (Federer, Dimitrov, Herbert...)
E' un tipo di tennis destinato a scomparire oppure è ancora possibile che il giocatore moderno scelga di adottare il foot-back?
Per rispondere a questa domanda è piuttosto iconico il caso del nostro Jannik Sinner, che a partire dal torneo di doppio del Queen's disputato in coppia con Feliciano Lopez ha utilizzato proprio questa tecnica esecutiva dopo aver ottenuto strabilianti risultati con il foot-up. Il servizio è sempre stato uno dei punti deboli, soprattutto per quanto riguarda la seconda, troppo tenera per reggere il confronto contro certi giocatori. Questo cambiamento è un altro sintomo della confusione tattica dell'altoatesino, che ha provato a integrare nel suo gioco numerose nuove soluzioni (come la palla corta, specie nella stagione sul rosso) senza darsi il tempo necessario per interiorizzare questi cambiamenti.
Non molti sanno che...
Jannik Sinner ha servito in foot-back durante il periodo da Junior. La transizione al foot-up a cui ci ha abituati negli ultimi anni è avvenuta nell'estate del 2019, come soluzione a due carenze riscontrate nel movimento del servizio:
Difficoltà a percepire il caricamento del peso sulla gamba destra
Ritardo nell'elevazione della racchetta e nel raggiungimento della posizione di massimo caricamento
Effettuata la modifica, questi due parametri incontrarono, in effetti, un significativo miglioramento:
Non avendo (ancora) un elevazione tale da rendere il servizio in foot-up proficuo, continuo ed efficace, questo ritorno alle origini potrebbe produrre risultati nel medio periodo. Se Jannik, forte della sua maggiore maturità agonistica, riuscirà a ovviare alle due problematiche sopracitate mantenendo una larga base d'appoggio, si tratterà soltanto di resettare gli automatismi in uscita dal servizio e trovare fiducia durante le partite. Probabilmente non diventerà mai un giocatore capace di produrre enormi quantità di ace, ma può sicuramente provare a rendere il proprio servizio un'arma con cui aprirsi il campo e rendere più agevole la concretizzazione del suo esplosivo gioco da fondo campo (Djokovic docet).
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