“Conosci te stesso” è probabilmente la più famosa tra le massime filosofiche, una di quelle che si ricordano anche anni dopo aver finito il liceo.
Socrate ne riferisce l'incisione sul frontone del tempio di Apollo a Delfi: un monito – legato alla tradizione religiosa dell'antica Grecia - alla presunzione umana di voler e poter parlare con le divinità, un avvertimento a rimanere “al proprio posto” al cospetto degli dei.
Un motto pro prudenza - contro superbia.
Da qui Socrate fa un passo in avanti (mette i piedi dentro il campo) e crede nella “finitezza” dell'uomo, essere umano “limitato” che prende conoscenza dell'abisso che c'è tra lui e il divino.
Sapendo questo, deve impegnarsi nella conoscenza, che diventa la costante e quasi ossessionante ricerca di sapere, di miglioramento, di arricchimento.
“Colui che sa” diventa colui che sa scegliere la cosa migliore per lui: è colui che conosce se stesso, la sua anima. Non si raggiungerà mai la perfezione – perché è caratteristica divina – ma provarci è l'unico modo per raggiungere la vera felicità. Ed ecco che una vita senza studio, senza ricerca, “non è una vita umana”.
Nosce te ipsum: un mantra tanto semplice per la nostra memoria quanto spietato perché ci condanna alla presa di coscienza dei nostri limiti (siamo umani).
Traslando l'insegnamento socratico al mondo dello sport, un atleta senza continua (auto)analisi, allenamento, sacrifici, non è un vero atleta o più semplicemente non sopravvive agli avversari, al nuovo che avanza.
Novak Djokovic ha dimostrato negli anni, e ancora una volta ieri, di non accontentarsi mai, prendendo anche come modelli i più grandi, gli dei del tennis, cercandoli dentro di sé, dimostrando di poter essere in grado di fare cose meravigliose e straordinarie.
Perché nel tennis si è soli, e l'unica cosa da fare è arricchire – fisicamente e mentalmente – se stessi. Determinazione, tenacia, volontà sono al servizio di quella perfezione costantemente ricercata, ma impossibile da raggiungere: perché perfetti nello sport, come nella vita, non lo si è mai. Ma possiamo, anzi dobbiamo, provarci sempre.
É cosciente della distanza tra sé e il numero uno al mondo Stefanos Tsitsipas che nonostante la sconfitta non si abbatte: ha fiducia nel suo gioco e sa che lavorando ancora di più sulla resistenza – combo di fisico più testa – riuscirà un giorno a sollevare il trofeo.
E allora nosce te ipsum, caro Stefanos, diventa il miglior augurio che possiamo farti!
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